“L’etica dello scrittore, o del buon giornalista è ormai un concetto marginalizzato, e lascia il posto ad una scrittura minimizzata e banalizzata perché più spesso rivolta al guadagno e alla fama;
ma non soltanto questo è un motivo per il quale si rinuncia alla propria autonomia, al saper ascoltare e valutare la realtà, comporre le notizie e saperle scegliere, riferire in modo giusto, secondo una gerarchia di valori.
Lo scrittore, ed in modo più indirizzato il giornalista, rappresentano la figura mediatrice tra le complesse realtà, che devono essere rese semplici e leggibili per un lettore che, grazie a questa intermediazione, può rifletterci su e diventare, dunque, un cittadino consapevole
Tutto ciò comporta il divenire di un cittadino, un protagonista del suo tempo.
Sembra facile, ma così non è.
Difficile coniugare libertà e responsabilità senza temere il mondo circostante. Quando ci si trova a farlo, difatti, emergono le paure e le difficoltà; questo è per chi si impegna di cercare la verità, per chi documenta e scrive, in quanto rappresenta un danno, un pericolo per chi, invece, l’informazione la gestisce, o meglio, la sottomette, censurandola e occultandola.
Guardando alla nostra realtà, un esempio principe di ciò, da U.Eco, per cui (esempio) :
“Il quotidiano italiano. È come una circolare privata di gruppi di potere, strumento di occultazione delle informazioni troppo scomode [..]”